REpubblicani

IL PENSIERO

La libertà è sacra

Georg Wilhelm Friedrich Hegel
Filosofo tedesco, 1770-1831

Pregiudizio fondamentale, quello secondo cui lo Stato è una macchina con una sola molla, la quale comunica il movimento alle altre infinite ruote; dal supremo potere statale debbono cioè provenire, essere regolate, comandate, sorvegliate, condotte tutte le disposizioni che l’essenza di una società comporta. La pedante mania di voler determinare ogni dettaglio, l’illiberale gelosia per ogni ordinamento e amministrazione di uno stato, di una corporazione […] questa critica meschina di ogni azione privata dei cittadini dello Stato che abbia non un rapporto diretto al potere dello Stato, ma solo qualche rapporto generale, si è rivestita dell’abito dei principi razionali, secondo i quali nessun soldo proveniente dal lusso comune, che venga adoperato per i poveri in una regione di 20 o 30 milioni di abitanti può essere elargito senza che prima ciò sia stato, non solo concesso dal governo supremo, ma anche comandato, controllato, sorvegliato. Nella cura dell’educazione, la nomina di ogni maestro di ogni scuola rurale deve essere un’emanazione e un prodotto del governo supremo; ogni boccone che provenga dal terreno che lo costituisce deve essere portato alla bocca secondo una direzione che è esaminata, calcolata, legittimata e comandata attraverso lo Stato, la legge e il governo”. “Il centro del potere dello Stato, cioè il governo, deve lasciare alla libertà dei cittadini… ad esso nulla debba essere tanto sacro quanto il proteggere in tali cose la libera azione dei cittadini, senza alcun riguardo all’utilità; poiché questa libertà è in sé stessa sacra”

I Pensatori Politici – HEGEL – di Giuseppe Bedeschi – Editori Laterza – 1993 – pag. 118,119.

Europei, sveglia!

Robert Mundell
Economista canadese, Nobel per l’Economia, 1932-2021

È passata l’epoca, a partire dal 1500, in cui l’Europa divenne – per usare la metafora di Weber – padrona del mondo. Ma la padrona non è rimbambita; la matrona ha ancora vita e responsabilità.

Eppure quella vita ha bisogno di un centro di potere, e il denaro, la creazione dello stato, è la sede della base del potere. Le province d’Europa stanno ricevendo un denaro, ma è il dollaro USA.

Così il celebre mito, quello dello stupro di Europa, la bellissima figlia di un principe fenicio, trasportata via mare a Creta su Zeus sotto forma di un bellissimo toro, per consumare con il suo rialzista amante il sogno dei due continenti, avrebbe il suo seguito nell’Edipo. Un nuovo stupro dell’Europa da parte di suo figlio, America.

L’Europa si è rannicchiata con sollievo per tre decenni sotto l’ombrello dell’amichevole America. Il dollaro è servito da ancoraggio per un certo grado di integrazione europea. Finché questo sistema continuerà, il deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti crescerà; e finché crescerà l’indipendenza europea sarà sempre più minata

È ora che gli europei si sveglino.”

Robert A. Mundell – A PLAN FOR A EUROPEAN CURRENCY

Paper Prepared for Discussion at the American Management Association Conference on Future of the International Monetary System

New York December 10-12, 1969

Le Comunità federate

Adriano Olivetti
Imprenditore e politico, 1901-1960

Contro lo Stato non ho bisogno di spendere troppe parole. Lo Stato è troppo lontano fisicamente e moralmente dai nostri problemi e dai nostri interessi […] La Regione, la Provincia, il Comune possono contendere e sottrarre allo Stato gran parte del suo potere. E la Comunità sarà un valido, nuovo strumento di autogoverno, essa nascerà come consorzio di comuni. E le comunità federate daranno luogo, esse sole, alle regioni e allo Stato […] Il popolo è inorganizzato, per cui affermare che il parlamento è espressione della sua volontà è una mistificazione perché i partiti hanno perso il contatto con il popolo

Adriano Olivetti – “Il cammino della comunità” – Comunità editrice – 2013 – pag. 37-38

Scontro di civiltà

Samuel Huntington
Politologo statunitense, 1927-2008

l’elemento chiave del quadro politico mondiale post-Guerra fredda diventa quindi l’interazione tra potere e cultura occidentale da un lato e potere e cultura delle civiltà non occidentali dall’altro… Oggi si sta verificando un graduale, inesorabile e fondamentale mutamento nei rapporti di forze tra le varie civiltà, e il potere dell’Occidente in rapporto a quello di altre civiltà continuerà a declinare.”

Federazione per conservare la libertà

Pierre-Joseph Proudhon
Politico ed economista, 1809-1865

L’Autorità e la Libertà sono tanto antiche nel mondo quanto la razza umana: esse nascono con noi, e si perpetuano in ciascuno di noi. Questi due principi formano, per così dire una coppia di cui i due termini, indissolubilmente legati l’uno all’altro, sono nondimeno irriducibili l’uno contro l’altro e restano, qualunque cosa noi facciamo, in lotta perpetua…

Affinché il contratto politico, rispetti la condizione sinallagmatica e commutativa suggerita dall’idea di Democrazia (perchè in parole povere sia vantaggioso ed utile per tutti), bisogna che il cittadino, entrando nell’associazione, 1° abbia tanto da ricevere dallo stato, quanto ad esso sacrifica; 2° che conservi tutta la propria libertà, sovranità e iniziativa, meno ciò che è la parte relativa all’oggetto speciale per il quale il contratto è stipulato e per la quale si chiede la garanzia allo stato. Così regolato ed inteso, il contratto politico è ciò che io chiamo una federazione.”

Pierre-Joseph Proudhon – “Del principio federativo” – Introduzione, traduzione e cura Paolo Bonacchi – 2000

L’Europa è unita dalla storia

Michail Gorbaciov
Politico russo, 1931-2022

Il potenziale economico, scientifico e tecnico dell’Europa è immenso. L’Europa “dall’atlantico agli Urali,” è un’entità storico-culturale unita dalla comune eredità del Rinascimento e dell’Illuminismo, dei grandi insegnamenti filosofico e sociali del XIX e del XX secolo”.

Mikail Gorbaciov – “Perestroika” – Arnoldo Mondadori Editore – 1987 – pag. 264

I nostri Comuni erano Stati

Don Luigi Sturzo
Sacerdote e politico, 1871-1959

«… i nostri Comuni erano “Stati”, le nostre glorie sono in ogni angolo d’Italia, le nostre zolle hanno tutte una storia pari in grandezza con la storia dei grandi Stati e dei grandi imperi.. Questo esercizio di virtù, di forza, di attività di genio non può essere ridotto ad un unico centro assoluto…».   

Don Luigi Sturzo – relazione al III Congresso del Partito Popolare Italiano – 1921

La visione dell’Europa

Altiero Spinelli
Politico e scrittore, 1907-1986

“Queste forze reazionarie sentono che l’edificio scricchiola e cercano di salvarsi.. Il punto sul quale essi cercheranno di far leva sarà la restaurazione dello stato nazionale. Se raggiungessero questo scopo avrebbero vinto.

Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani…

La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale… e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale. ..occorre fin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli Stati stessi l’autonomia che consente una plastica articolazione e lo sviluppo della vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli.

Altiero Spinelli, con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni – 1941 – “Manifesto di Ventotene”

I confini non esistono

Gianfranco Miglio
Politologo, 1918-2001

Quella di fissare confini rigidi ed immutabili e di farli rispettare con la forza è una vecchia mania della politica dello Stato moderno. Qualcuno pensa ancora che basti un confine per difendere le identità. Economicamente e tecnologicamente i confini già non esistono più: permangono solo come espressione simbolica – politica e militare a un tempo – di un mondo che sta per finire

Gianfranco Miglio – “La lezione del realismo – Scritti brevi sulla politica internazionale, l’Europa, la storia (1945-2000)” – a cura di Damiano Palano – Rubettino – 2022 – pag. 307

Superare gli Stati Nazione 

Kenichi Ohmae
Intellettuale giapponese, 1943

La gente non vive e lavora in uno Stato: la sfera della sua esistenza è legata, quotidianamente, a una realtà locale o regionale. […] Gli Stati-nazionesoggetti alle regole della logica elettoralistica e delle aspettative popolari, debbono sempre sacrificare il vantaggio generale, indiretto e a lungo termine a risultati immediati, concreti e mirati ai singoli gruppi di interesse. Si configurano dunque come ostaggi consenzienti del passato, poiché il futuro è un elettorato che porta voti. Non c’è da meravigliarsi che non svolgano più un ruolo di primo piano nell’economia globale. Quasi per definizione gli Stati-nazione sono incapaci di porre al primo posto in ogni decisione la logica globale: vale a dire i veri interessi legati alla “qualità della vita” dell’intera popolazione.”

Kenichi Ohmae – La fine dello Stato-nazione – L’emergere delle economie regionali” – Baldini & Castoldi – 1996

Libertà contro lo statalismo

Ludwig Von Mises
Economista austriaco, 1881-1973

I governi non sono mai liberali per tendenza. È  nella natura degli uomini usare l’apparato di costrizione e coercizione per sopravvalutare il suo potere d’azione e di sforzarsi di assoggettare a tutti i campi della vita dell’uomo alla sua immediata influenza. Il federalismo è la migliore barriera a questa volontà di “costrizione e coercizione”.

“Sono pochissimi i governi oggi in grado di produrre importanti innovazioni, perché al momento in cui esse devono giungere in porto, i meccanismi burocratici le hanno già talmente annacquate da farne restare ben poco.”

Von Mises – “Lo Stato Onnipotente” – Rusconi – 1995- pag. 88

Ralf Dahrendorf, Francois Furet, Bronislaw Geremek – “La democrazia in Europa” – a cura di Lucio Caracciolo – Laterza – 1992 – pag. 120/121

Il Comune nasce da Dio

Alexis de Toqueville
Storico e filosofo francese – 1805-1859

“Il Comune  è la sola associazione che sia così naturale che ovunque sono uomini riuniti, si forma un comune. La società comunale esiste presso tutti i popoli, quali che ne siano le usanze e le leggi; mentre i regni e le repubbliche sono opera umana, sembra che il comune esca direttamente dalle mani divine. Ma se il comune esiste da quando esistono gli uomini, la libertà comunale è cosa rara e fragile… Proprio nel comune risiede la forza di uomini liberi. Le istituzioni comunali sono per la libertà quello che le scuole primarie sono per la scienza: esse le mettono alla portata del popolo e, facendogliene gustare l’uso, l’abituano a servirsene”

proprio per unire i diversi vantaggi che derivano dalla grandezza e dalla piccolezza delle nazioni è stato creato il sistema federativo

Alexis de Tocqueville – “La democrazia in America” – a cura di Giorgio Candeloro – BUR – 1982

Federalismo contro il dominio dei mercati obbligazionari 

Sir Antony Giddens
Sociologo inglese, 1938

Per dirla senza giri di parole, una soluzione federale di qualche tipo, anche se minimalista, non solo è di nuovo all’ordine del giorno, ma rappresenta un’esigenza imprescindibile per un futuro relativamente prossimo. Federalismo: niente provoca l’ira degli euroscettici più di questo. Gli euroscettici si presentano sotto diverse sfumature, ma quasi tutti si preoccupano del “dominio di Bruxelles”. Eppure non sembrano preoccuparsi affatto del dominio dei mercati obbligazionari, molto più distanti e impersonali. Non sembrano preoccuparsi del fatto che l’immigrazione verso l’Europa potrebbe essere molto più difficile da disciplinare rispetto ad oggi. Non sembrano preoccuparsi della possibilità di un risveglio di gravi conflitti nazionali. Non sembrano preoccuparsi del fatto che se l’Ue scomparisse o si sbriciolasse, quello che rimarrebbe sarebbe un mondo del G2, comandato dagli Stati Uniti e dalla Cina.

La maggior parte delle preoccupazioni circa il federalismo riguarda la perdita della sovranità nazionale […] Ma non si può cedere qualcosa che in gran parte è già perduto. Il potere dei singoli paesi nell’arena globale è debolissimo […] Collaborando, gli stati membri dell’Ue acquistano una maggior influenza reale nel mondo di quanto potrebbero fare come singoli attori.

La questione della leadership è un buon punto di partenza. Per me significa, come molti altri hanno sostenuto di recente, l’elezione diretta di un presidente europeo. E’ la strategia migliore per unire la leadership alla legittimazione popolare. L’elezione diretta rappresenta il solo modo per rispondere pienamente alla famosa domanda di Henry Kissinger “chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?””.

Giddens – pag. 17, 18

Giddens – pag. 39

Famiglia e villaggio origine della politica 

Aristotele
Filosofo, 384 a.c. – 322 a.c.

La comunità che si costituisce per la vita quotidiana secondo natura è la famiglia, mentre la prima comunità che risulta da più famiglie in vista di bisogni non quotidiani è il villaggio. Nella forma più naturale il villaggio par che sia una colonia della famiglia, formato da quelli cha alcuni chiamano “fratelli di latte”, “figli” e “figli di figli”. Per questo gli stai in un primo tempo erano retti da re, come ancor oggi i popoli barbari: in realtà erano formati da individui posti sotto il governo regale, e infatti ogni famiglia è posta sotto il potere regale del più anziano, e lo stesso quindi le colonie per affinità di origine. Ciò significano le parole di Omero “E ciascuno governa i suoi figli e la moglie”, perché vivevano sparsi qua e là ed era questo l’antico sistema di vita… La comunità che risulta da più villaggi è lo stato, perfetto, che raggiunge ormai, per così dire, il limite dell’autosufficienza completa: formato bensì per rendere possibile la vita, in realtà esiste per rendere possibile una vita felice

Aristotele – “Politica” – a cura di Renato Laurenti – Economica Laterza – 1993 Libro I – cap. 2 par. 2 – 20/30 – pag. 5 e seg.

Per una democrazia moderna servono i Repubblicani 

Silvio Berlusconi
Politico e imprenditore, 1936-2023

«Un governo fatto di forze politiche diverse, che un giorno potranno, mi auguro, realizzare una casa comune, ancora una volta guardando al modello della democrazia americana, dove il Partito Repubblicano ha fatto sintesi di diverse anime e culture che si sono unite su un programma comune, sollecitate da un comune sentire dei cittadini».

«Oggi e per il futuro le anime che noi rappresentiamo, quella liberale, quella cattolica, quella garantista, devono avere un ruolo essenziale, determinante non solo per i loro numeri ma per il loro valore politico. Un centro-destra di governo, in un grande paese europeo, deve avere queste caratteristiche»

 “Oggi la democrazia italiana è sospesa, con un capo del Governo che non è stato eletto dai cittadini. Fate ragionare gli italiani su questo e rendeteli consapevoli”.
“Ci sono tante persone leali intorno a me che meritano il rispetto e la riconoscenza di tutti noi. Dobbiamo trasformare l’Italia in una democrazia moderna: democratici e repubblicani. I democratici ci sono, i repubblicani o come li chiameremo abbiamo il dovere di riunirli in un grande movimento per farli diventare maggioranza politica. I leader attuali del centrodestra dividono e non uniscono. Questo è il futuro che vedo per noi e per il nostro Paese”.

“Abbiamo cominciato a lavorare per costruire un assetto simile a quello della più grande democrazia del mondo, ovvero gli Stati Uniti. Vogliamo costruire una grande forza democratica sul modello dei Repubblicani, che esprima la maggioranza del nostro Paese, fatta di moderati e liberali”

MAGGIO 2015, alla vigilia della fondazione de “I Repubblicani”

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